Quando s’inizia a vedere questa serie lo si fa a cuor leggero… si pensa a tre fratelli che si amano e s’immagina di vivere le loro tenere avventure.
Nulla di più sbagliato!
Double Savage è la storia di una famiglia (e delle persone che ne ruotano attorno), composta da padre, madre e tre figli: Li (sorella maggiore), Pakorn (secondogenito) e Pawin (fratello minore).
In questa famiglia vige una regola insindacabile: Pakorn è un porta sfortuna e va isolato.
Già perché il padre, che vigliaccamente non riesce ad affrontare i suoi errori e le relative ripercussioni, riversa tutto l’odio e tutto il rancore su un povero bimbo appena nato accusandolo di essere portatore di sventura.
Negli anni questo uomo riversa nel figlio tutta la rabbia e la collera, arriva a picchiarlo più e più volte accusandolo di essere la causa anche delle cose più stupide.
Al contrario Pawin è il figlio perfetto, il porta fortuna, il fiore all’occhiello della famiglia ed a lui tutto è concesso.
Contro ogni idea i tre fratelli crescono uniti da un sincero affetto, che viene però mascherato in presenza del padre.
Pakorn non frequenta la scuola del fratello, non esce, lavora al negozio dopo la scuola, pulisce, non gli vengono rivolte attenzioni.
Tutto cambia quando, Pakorn nel tentativo di aiutare un uomo ne ferisce un altro, scoprendo poi di aver salvato uno spacciatore e ferito un poliziotto.
Il padre lo caccia di casa ed inizia la sua nuova vita…
Non posso continuare il racconto della storia ma posso dirvi che in assoluto il padre di Pakorn è stato un personaggio che io ho davvero odiato.
Un uomo debole e meschino, incapace di accettare i propri errori che riversa in un neonato colpe assurde.
Non salvo completamente nemmeno la madre in realtà perché da occidentale, avrei cacciato il marito e tenuto il figlio ma qui il contesto sociale è diverso e quindi non posso giudicarla.
I fratelli amano Pakorn ma non sfidano mai apertamente il padre, lasciandomi un retrogusto amaro.
Perché guardarlo mi chiederete allora?
Perché Pakorn è fantastico, un ragazzo dal cuore nobile che non si fa abbattere da nulla e lotta contro tutto e tutti senza vendicarsi di nessuno, senza macchiarsi di alcun crimine, senza intaccare il suo cuore con l’odio riesce a riemergere dal buio e ad avere il suo riscatto.
Pakorn è la persona che tutti vorremmo essere o quantomeno che tutti vorremmo come amico.
Come lui stesso dice “Anche nella sofferenza, c'è sempre felicità”.
Indubbiamente alla fine della storia non tutte le persone cattive saranno davvero cattive e non tutte le persone buone saranno davvero buone… si scoprirà quanto è labile il confine tra giusto e sbagliato, tra persone oneste e criminali e quanto, a volte, un’etichetta possa essere sbagliata.
Una storia vera, intensa, che mi ha commosso fino alle lacrime; un eroe che non è un eroe ma che riesce a conquistarti il cuore, riesce a farsi amare e soprattutto riesce ad essere padrone di sé stesso.